domenica 24 novembre 2013

Racconto: Il signor f e la memoria


Il signor f è uno smemorato. E’ capace di uscire di casa con l’ombrello; fermarsi dal giornalaio a comprare la Settimana Enigmistica; andare a comprare il pane; dimenticare l’ombrello dal panettiere; andare dal medico; dimenticare il pane nella sala d’aspetto; entrare in farmacia e rendersi conto che la ricetta che aveva messo in tasca è sparita. Rientrato a casa, scopre con grande disappunto che dovrà uscire un’altra volta per comprare pane, medicine e Settimana Enigmistica, e questa volta senza ombrello.
Tale caratteristica – apparirà evidente a chiunque – non gli rende la vita facile al lavoro, dove la memoria viene molto spesso privilegiata all’intelligenza, soprattutto se critica, in Italia come nel resto del mondo.
Il signor f si è ormai rassegnato alla sua cronica condizione di smemorato, e tale rassegnazione gli porta una certa pace. In effetti, perdere la memoria per le cose insignificanti non gli dà alcuna tristezza (non fosse per la necessità di comprare vari ombrelli nel corso di un anno). Inoltre, più che affetto da scarsa memoria, il signor f si è reso conto di avere una memoria estremamente selettiva. Tale selezione non si effettua in base all’importanza assoluta di un oggetto o di un evento (ovvero l’importanza data dagli altri), quanto in base ad un’importanza relativa (ovvero quella data dal suo subconscio).
In questa scala di valori, per esempio, l’anniversario della morte del grande scacchista Alexader Alikhine è impossibile da dimenticare, mentre la scadenza del pagamento della bolletta del gas necessita di vari post-it tra frigo, porta d’ingresso e mobiletto del bagno.
Ma ciò che impressiona di più il signor f è la relazione tra memoria e tempo. Si sarebbe tentati dal pensare che i ricordi più recenti siano i più vivi e che si vadano sbiadendo con il passare degli anni, come un vecchio poster troppo esposto al sole. Ed invece il tempo non sembra lavare i colori in maniera omogenea. Ce ne sono alcuni che scompaiono nel giro di pochi giorni o di poche ore (il signor f sarebbe incapace di dire cosa ha mangiato il giorno prima). Altri, invece, rimangono impressi e giovani negli anni, come il ritratto di Dorian Gray.
Spesso si tratta di cose piuttosto triviali, minori. Per esempio, il signor f si ricorda a distanza di decenni alcune barzellette (ma non tutte) che gli raccontavano all’asilo, la forma della borsetta di cuoio rossa della sua maestra delle elementari, o il litigio per un panino con il suo migliore amico d’infanzia. A volte gli viene in mente una frase di poco interesse pronunciata da suo nonno, oppure la risposta ad un esame all’epoca dell’università, ma magari non il voto che ha ricevuto.
Parallelamente a quanto sopra, la sua memoria è totalmente evanescente quando si tratta di eventi che per la maggior parte dei suoi simili vengono considerati epocali. Per esempio, del suo primo bacio non è rimasta traccia. Per quanto possa egli scavare, il buco resta vuoto, come per il primo giorno di scuola o il posto in cui si trovava l’undici settembre duemilauno.
C’è poi il fatto che la memoria sembra avere un’identità propria, che si integra in maniera del tutto aleatoria con il presente. Mentre un collega gli parla pedissequamente di quisquilie di lavoro, il signor f può ripensare a quando aveva tentato di pescare delle trote legando un pezzo di pane ad un filo di nylon, senza amo. Mentre il medico lo sta esaminando per scoprire la causa del suo ultimo malanno, la sua mente va al giorno in cui ha montato il suo primo modellino d’aereo. Quando il controllore del treno gli chiede il biglietto, può ripensare a quando – in età adolescente – si era trovato in bicicletta sull’autostrada, riportato a casa dalla polizia per la disperazione dei genitori (si tratta, in questo caso, dell’unico episodio in cui il signor f ha attraversato la linea di confine tra legalità e illegalità).
C’è poi la “metamemoria”, un neologismo coniato dal signor f per descrivere la memoria relativa alla memoria, ovvero le volte in cui ha pensato agli stessi eventi del passato in condizioni diverse. Tentando una superficiale analisi psicologica per identificare comuni cause scatenanti degli stessi ricordi, il signor f si è dovuto arrendere all’evidenza che i ricordi ricorrenti non obbediscono a nessun parametro razionale, ma sembrano zampillare in maniera imprevedibile dalla fontana del pensiero, rispondendo ad uno stimolo sconosciuto.
A volte il signor f ha l’impressione che i ricordi abbiano una vita propria, indipendente dalla sua volontà e coscienza. Gli sembra che i ricordi evolvano, mutino nel tempo, si sviluppino e assumano connotati leggermente differenti. Per esempio il suo ruolo in un dato evento può passare dall’essere marginale, fino a diventare più decisivo ed infine determinante. Oppure la sua responsabilità relativa ad un errore può gradualmente scemare fino ad essere annullata, in un processo di auto-assolvimento. Si tratta di un processo progressivo, la cui disamina è resa difficile (se non impossibile) dal fatto che la memoria non si può stampare e comparare come se fosse una serie di foto o diversi articoli di giornale.
Il signor f ha ormai accettato i fatto di vivere vite parallele: una quella del presente e l’altra – soggetta ad evoluzioni incontrollabili – quella della memoria. Benché talvolta egli abbia il sospetto di essere affetto da una rara forma di schizofrenia, egli giudica tale situazione in modo positivo. Avere più opzioni può essere meglio che averne una sola e poter far evolvere la realtà (benché solo quella passata) gli dà un’irreale sensazione di potere, anche se incontrollabile.


Illustrazione di Leticia Oggero

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