Il signor f è uno
smemorato. E’ capace di uscire di casa con l’ombrello; fermarsi dal giornalaio
a comprare la Settimana Enigmistica; andare a comprare il pane; dimenticare
l’ombrello dal panettiere; andare dal medico; dimenticare il pane nella sala
d’aspetto; entrare in farmacia e rendersi conto che la ricetta che aveva messo
in tasca è sparita. Rientrato a casa, scopre con grande disappunto che dovrà
uscire un’altra volta per comprare pane, medicine e Settimana Enigmistica, e
questa volta senza ombrello.
Tale
caratteristica – apparirà evidente a chiunque – non gli rende la vita facile al
lavoro, dove la memoria viene molto spesso privilegiata all’intelligenza,
soprattutto se critica, in Italia come nel resto del mondo.
Il signor f si è
ormai rassegnato alla sua cronica condizione di smemorato, e tale rassegnazione
gli porta una certa pace. In effetti, perdere la memoria per le cose
insignificanti non gli dà alcuna tristezza (non fosse per la necessità di
comprare vari ombrelli nel corso di un anno). Inoltre, più che affetto da
scarsa memoria, il signor f si è reso conto di avere una memoria estremamente
selettiva. Tale selezione non si effettua in base all’importanza assoluta di un
oggetto o di un evento (ovvero l’importanza data dagli altri), quanto in base
ad un’importanza relativa (ovvero quella data dal suo subconscio).
In questa scala
di valori, per esempio, l’anniversario della morte del grande scacchista
Alexader Alikhine è impossibile da dimenticare, mentre la scadenza del
pagamento della bolletta del gas necessita di vari post-it tra frigo, porta
d’ingresso e mobiletto del bagno.
Ma ciò che
impressiona di più il signor f è la relazione tra memoria e tempo. Si sarebbe
tentati dal pensare che i ricordi più recenti siano i più vivi e che si vadano
sbiadendo con il passare degli anni, come un vecchio poster troppo esposto al
sole. Ed invece il tempo non sembra lavare i colori in maniera omogenea. Ce ne
sono alcuni che scompaiono nel giro di pochi giorni o di poche ore (il signor f
sarebbe incapace di dire cosa ha mangiato il giorno prima). Altri, invece,
rimangono impressi e giovani negli anni, come il ritratto di Dorian Gray.
Spesso si tratta
di cose piuttosto triviali, minori. Per esempio, il signor f si ricorda a distanza
di decenni alcune barzellette (ma non tutte) che gli raccontavano all’asilo, la
forma della borsetta di cuoio rossa della sua maestra delle elementari, o il
litigio per un panino con il suo migliore amico d’infanzia. A volte gli viene
in mente una frase di poco interesse pronunciata da suo nonno, oppure la
risposta ad un esame all’epoca dell’università, ma magari non il voto che ha
ricevuto.
Parallelamente a
quanto sopra, la sua memoria è totalmente evanescente quando si tratta di
eventi che per la maggior parte dei suoi simili vengono considerati epocali.
Per esempio, del suo primo bacio non è rimasta traccia. Per quanto possa egli
scavare, il buco resta vuoto, come per il primo giorno di scuola o il posto in
cui si trovava l’undici settembre duemilauno.
C’è poi il fatto
che la memoria sembra avere un’identità propria, che si integra in maniera del
tutto aleatoria con il presente. Mentre un collega gli parla pedissequamente di
quisquilie di lavoro, il signor f può ripensare a quando aveva tentato di
pescare delle trote legando un pezzo di pane ad un filo di nylon, senza amo.
Mentre il medico lo sta esaminando per scoprire la causa del suo ultimo
malanno, la sua mente va al giorno in cui ha montato il suo primo modellino
d’aereo. Quando il controllore del treno gli chiede il biglietto, può ripensare
a quando – in età adolescente – si era trovato in bicicletta sull’autostrada,
riportato a casa dalla polizia per la disperazione dei genitori (si tratta, in
questo caso, dell’unico episodio in cui il signor f ha attraversato la linea di
confine tra legalità e illegalità).
C’è poi la “metamemoria”,
un neologismo coniato dal signor f per descrivere la memoria relativa alla
memoria, ovvero le volte in cui ha pensato agli stessi eventi del passato in
condizioni diverse. Tentando una superficiale analisi psicologica per
identificare comuni cause scatenanti degli stessi ricordi, il signor f si è
dovuto arrendere all’evidenza che i ricordi ricorrenti non obbediscono a nessun
parametro razionale, ma sembrano zampillare in maniera imprevedibile dalla
fontana del pensiero, rispondendo ad uno stimolo sconosciuto.
A volte il signor
f ha l’impressione che i ricordi abbiano una vita propria, indipendente dalla
sua volontà e coscienza. Gli sembra che i ricordi evolvano, mutino nel tempo,
si sviluppino e assumano connotati leggermente differenti. Per esempio il suo
ruolo in un dato evento può passare dall’essere marginale, fino a diventare più
decisivo ed infine determinante. Oppure la sua responsabilità relativa ad un
errore può gradualmente scemare fino ad essere annullata, in un processo di
auto-assolvimento. Si tratta di un processo progressivo, la cui disamina è resa
difficile (se non impossibile) dal fatto che la memoria non si può stampare e
comparare come se fosse una serie di foto o diversi articoli di giornale.
Il signor f ha ormai
accettato i fatto di vivere vite parallele: una quella del presente e l’altra –
soggetta ad evoluzioni incontrollabili – quella della memoria. Benché talvolta
egli abbia il sospetto di essere affetto da una rara forma di schizofrenia,
egli giudica tale situazione in modo positivo. Avere più opzioni può essere
meglio che averne una sola e poter far evolvere la realtà (benché solo quella
passata) gli dà un’irreale sensazione di potere, anche se incontrollabile.Illustrazione di Leticia Oggero
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